Palazzo Tagliaferro ed il Comune di Andora, sono lieti di comunicare che il Museo Mineralogico “Luciano Dabroi” è stato selezionato per l’ottavo anno consecutivo quale location esterna del Festival della Scienza di Genova, uno dei più grandi eventi di diffusione della cultura scientifica a livello internazionale.
Un prestigioso riconoscimento che conferma il Museo Dabroi punto di riferimento per la divulgazione scientifica, risultato dell’intenso programma di valorizzazione attivato in questi ultimi anni, articolato attraverso percorsi didattici rivolti alle scuole, mostre d’arte dai contenuti collegati alle tematiche della Natura e della Terra, convegni e conferenze in grado di coinvolgere curiosi, appassionati, studenti, artisti e autori.
Nell’ambito del Festival della Scienza ed. 2022 il Museo Mineralogico “Luciano Dabroi” ha previsto aperture straordinarie e programmato laboratori a cui le scolaresche potranno partecipare gratuitamente.
Parola chiave del ventesimo Festival della Scienza di Genova: Linguaggi
Il tema ha dato al nostro polo culturale l’occasione per creare progetti che permetteranno ai partecipanti di indagare e approfondire il tema del linguaggio collegato ai minerali e nello specifico le modalità di attribuzione della nomenclatura ai minerali oltre al loro utilizzo a sostegno del linguaggio visivo.
Le classi potranno scegliere fra le seguenti proposte:
1. Laboratorio “Il linguaggio visivo e i minerali nelle epoche antiche”
Rivolto alle scuole primarie: classi prima, seconda e terza
Contenuti Laboratorio :
Gli alunni parteciperanno ad un laboratorio suddiviso in due parti una teorica e l’altra pratica.
Parte teorica: Nella parte teorica gli studenti potranno esplorare il linguaggio visivo realizzato attraverso l’utilizzo dei minerali.
Fin dalle poche antiche i minerali sono stati impiegati per la creazione di colorazioni naturali. La capacità di dipingere è stata la prima abilità che ha distinto definitivamente gli esseri umani dagli altri ominidi e la pittura è stata anche il primo linguaggio con cui l’uomo ha imparato a comunicare, decine di migliaia di anni prima di inventare la scrittura.
Nell’Età della Pietra nacque l’arte rupestre. I minerali usati erano le ocre rosse e gialle, derivate dagli ossidi e idrossidi di ferro, e l’ossido di manganese (principalmente pirolusite) insieme al carbone vegetale per il nero.
I minerali venivano macinati finemente. Con il passare del tempo i pigmenti a volte erano uniti tramite un legante di origine naturale come la colla di coniglio, il rosso d’uovo e i derivati del latte.
I minerali maggiormente utilizzati in antichità erano:
- l’orpimento e ossidi di piombo e stagno/antimonio per il colore giallo ( molto tossici)
- il verde che si produce macinando la clorite, crisocolla ( per il verde/blu) oppure un mix di glauconite e montmorillonite
- il rosso era prodotto dalla macinazione del cinabro (usato per il famoso rosso pompeiano) di alcuni ossidi di piombo o realgar (quest’ultimo fino al XVIII secolo quando si intuì la loro tossicità)
- il marrone che si produca mistiando la goethite con la pirolusite
- il bianco che si poteva fare con la calcite, il gesso e la dolomite. Si conosceva anche l’ossido di zinco ma quest’ultimo venne usato in pittura solo dal 1800.
Parte pratica: attraverso l’utilizzo di polveri di ossido di ferro per il rosso e il giallo e polveri di carbone si faranno delle prove pratiche di disegno
2. Laboratorio: Come si attribuisce un nome ad un minerale?
Rivolto alle scuole primarie: classi quarta e quinta e scuole secondarie di primo grado
Contenuti Laboratorio :
Come in tutte le scienze, anche in mineralogia vi è l’esigenza di classificare e dare un nome agli oggetti di studio.
Un minerale è una sostanza naturale solida, inorganica e cristallizzata avente composizione chimica e proprietà fisiche ben definite. I nomi dei minerali, al contrario della nomenclatura dei composti chimici, non seguono alcuno schema e spesso non forniscono alcuna indicazione circa la composizione chimica. A volte accade infatti che due minerali diversi con diversa struttura cristallina abbiano la stessa composizione chimica.
Nel passato la mancanza di regole precise per l’attribuzione dei nomi dei minerali ha creato molta confusione: qualsiasi ricercatore poteva assegnare a piacere il nome a nuove specie mineralogiche.
Si è resa perciò necessaria la creazione di un organismo internazionale incaricato del controllo delle nuove specie minerali e della loro nomenclatura.
Nel 1959 è stata istituita l’Associazione Mineralogica Internazionale (I.M.A.) e la commissione dei nuovi minerali e nomi dei minerali (C.N.M.N.M.) che è stata incaricata del controllo delle nuove specie mineralogiche e della loro nomenclatura. la C.N.M.N.M. ha individuato 4 criteri per assegnare il nome a un minerale
- può derivare dal nome di uno scienziato
- può fare riferimento a proprietà chimiche, fisiche o morfologiche del minerale
- può riferirsi alla composizione chimica del minerale
- può richiamare la località des coperta del minerale
Parte pratica: L’attività pratica si svolgerà “ sul campo” attraverso l’utilizzo di esemplari presenti al museo. gli studenti saranno invitati a stabilire l’origine di alcuni nomi e ad attribuire il nome a minerali basandosi sui criteri individuati dal (C.N.M.N.M.)
3) Visita guidata al patrimonio mineralogico
In occasione delle iniziative previste per il Festival della Scienza 2022 in occasione delle celebrazioni dell’Anno Internazionale della Mineralogia il Museo Luciano Dabroi di Palazzo Tagliaferro, grazie alla pluriennale collaborazione con il DISTAV (Dipartimento scienze della Terra, dell’Ambiente e Vita) dell’Università di Genova, rende disponibili un calendario di visite guidate disponibili gratuitamente per gli studenti.
Le collezioni mineralogiche presenti all’interno di 5 sale museali sono due: la collezione Luciano Dabroi, cittadino andorese a cui il museo è dedicato e la collezione Harmen Schipper, chimico olandese appassionato di minerali, costituita da campioni provenienti principalmente dal Nord Europa. La collezione Luciano Dabroi è costituita da campioni internazionali di notevole pregio: gessi (in particolare nella varietà “rosa del deserto”) provenienti dal Nord Africa, azzurriti della medesima provenienza, malachiti del Sud Africa, quarzi e fluoriti provenienti da tutto il mondo. Tuttavia i campioni forse di maggiore interesse scientifico e museale della collezione risultano essere quelli locali, rinvenuti in Liguria. Primi tra tutti i quarzi “a tramoggia” della Val Nervia (Imperia): si tratta di quarzi caratterizzati da un abito scheletrico, da una particolare morfologia dei cristalli e da un altrettanto particolare tipo di crescita, discontinua e non equamente distribuita sull’intera superficie del cristallo. In questi cristalli alcune parti crescono maggiormente e più velocemente di altre e questo porta alla formazione di cavità e rientranze all’interno delle facce cristalline (da cui la denominazione “a tramoggia”). Spesso, durante la crescita del cristallo vengono inglobati materiali estranei come argilla, bitume, bolle di gas o acqua che risultano visibili anche a occhio nudo. Le località di ritrovamento di questi quarzi sono tutte comprese all’interno del flysh di Ventimiglia (flysh arenaceo-pelitico a sequenze torbiditiche), dove i cristalli si rinvengono sia all’interno di fessure o cavità della roccia, sia disciolti nel terreno. Particolarmente interessanti risultano essere anche gli 11 campioni di granato provenienti dal Passo del Faiallo e dalla Valle della Gava, entrambe le località sono comprese all’interno del Massiccio di Voltri: questi minerali si formano all’interno di particolari rocce, le metarodingiti, in seguito a fenomeni di ricristallizzazione metamorfica dettati da cambiamenti chimici della roccia originaria e dall’azione dei fluidi mineralizzanti. Altri campioni di notevole interesse sono rappresentati dalle numerose calciti e aragoniti provenienti dagli ambienti di grotta del complesso di Toirano e dalle cave del Finalese, formatesi dalla precipitazione chimica del carbonato di calcio per interazione delle acque circolanti con le rocce circostanti.
Durante gli ultimi anni è stato realizzato un approfondito lavoro di catalogazione volto alla creazione di un moderno database mineralogico informatico contenente le principali informazioni scientifiche di ogni minerale analizzato, quali: numero del campione, nome del minerale, provenienza, sistema cristallino, classe (Nickel-Strunz), aspetto del campione (morfologia dei cristalli, durezza, frattura, sfaldatura, lucentezza, colore etc.), origine geologica, dimensioni del campione, associazione mineralogica e usi del minerale. E’ stato inoltre eseguito un lavoro di digitalizzazione dei campioni analizzati: per ogni minerale realizzato con un modello dinamico e tridimensionale, grazie all’ausilio di un piattino rotante collegato tramite bluetooth ad un dispositivo fotografico (cellulare, tablet, macchine fotografiche digitali) e controllabile grazie a specifico applicativo precedentemente installato.
Per ogni campione sono state scattate due singole fotografie, una del retro del minerale e una della parte frontale, dopo una rotazione di 180° del piattino e solo in seguito si è proceduto allo scatto sequenziale e automatico a 360° di 48 fotografie, con la creazione di un’immagine dinamica e tridimensionale del campione. Questo progetto corredato di specifiche schede mineralogiche, le quali, opportunamente integrate con i modelli dinamici e le informazioni contenute nel database, verranno caricate sul sito web del Museo “L. Dabroi” e potranno essere utilizzate per la realizzazione di vere e proprie visite virtuali on-line particolarmente indicate in periodo post-pandemico.