INAUGURAZIONE | NUOVA SEZIONE DEDICATA ALLA
COLLEZIONE MINERALOGICA “HARMEN SCHIPPER”

Alle ore 18:00 presso la Sala Conferenze di Palazzo Tagliaferro si terrà l’incontro “Dai Paesi Bassi ad Andora il percorso della nuova collezione di minerali Harmen Schipper“ Alle ore 18:45 presso le sale del Museo Mineralogico Luciano Dabroi ci sarà il taglio del nastro della nuova sezione dedicata al collezionista di minerali A seguire rinfresco  

ANNA OBERTO | Mémoires Liquides Pierres et Cristaux écritures à Mesure de Femme

“Mémoire Liquides Pierres et Cristaux – Ecritures à Mesure de Femme” Anna Oberto ingresso libero sabato e domenica ore 15 – 19 Inauguratasi sabato 11 marzo, al Museo Mineralogico Luciano Dabroi  di Palazzo Tagliaferro in Andora (SV) la mostra personale Anna Oberto Mémoires Liquides Pierres et Cristaux – Écritures à Mesure de Femme, a cura di Viana Conti. La mostra rientra nel contesto dell’evento espositivo Motori dell’Immaginario Fuochi Narrativi del Fermo-immagine Vis-à-Vis: Abbas Kiarostami-Vincenzo Cabiati. Sono stati ospiti speciali della serata l’architetto di origine iraniana, Abbas Gharib autore del libro “Kiarostami, perché cinema” e il critico cinematografico, autore televisivo e regista Tatti Sanguineti. Artista impegnata nella ricerca verbo-visuale, nella scrittura al femminile, nella performance, nel cinema sperimentale, nella militanza femminista, Anna Oberto, nata ad Ajaccio, residente a Genova, è una figura internazionale già attiva nel contesto delle avanguardie e tuttora propositiva sull’area dei linguaggi e dei metalinguaggi. Tra quarzi dai riflessi iridati, fantasmagorici giochi di luci e ombre, dorate sfoglie lenticolari di rose del deserto, Anna Oberto dissemina fermi-immagine di scritture, segni, tessiture e intrecci di fili rossi che non cessano di irretire lo spettatore nelle seduzioni del loro cerchio magico. L’ultima riga di un diario si materializza nel gesto della performance, l’ultima pagina di un racconto si trascrive nello spazio dell’essere. La Scrittura a misura di Donna di Anna Oberto è un enigma sui bordi di un abisso, ai limiti di un paradosso logico in cui il lessico si radicalizza e al contempo implode nelle modalità anascritturali e analogiche elaborate con lei da Martino Oberto, a partire dal 1958 anno di uscita del numero 0 della rivista Ana Eccetera di filosofia astratta e linguaggio. Nel Corpus della sua opera Scrittura e Performance si confrontano in un percorso criptico di seduzione e sparizione, dissacrazione della ritualità di massa e attivazione di una sacralità liturgico-cerimoniale del dono e del lutto, del canto e del silenzio, dell’amore e della follia.   Ecco in mostra Anna ritratta nel luogo dell’assenza, là dove parlano cristalli di memoria, rispecchiamenti di luci remote, di contatti, di figure perdute e ritrovate, del ricongiungimento con se stessa. Si inaugura così, tra le opalescenze delle pietre, il baluginio dei quarzi, i bagliori dorati delle marcassiti, uno scenario di Memorie liquide, appartenenti all’arco temporale 1980/1985, di gesti simbolici catturati dalla pelle chimica, permeata di micro particelle di alogenuro d’argento, della foto polaroid, per sua natura irripetibile, qui ripresa nella dimensione filmica di un fotogramma dilatato nel tempo e nello spazio, in cui Anna Oberto è artista, regista di se stessa, soggetto di un autoritratto smaterializzato nella luce, nel colore, nella gestualità di un corpo che si fa scrittura di un Diario Senti/mentale, riflesso speculare dei Frammenti di un discorso amoroso, di ascendenza barthiana, di una Mitobiografia da cui traspare il risalimento a figure sacrali come Anna Perenna (1989), archetipo della Madre e del Nutrimento (radice sanscrita ann=cibo) ninfa, secondo alcuni, delle acque, come Melusina, che la leggenda vuole con la coda di sirena o di serpente, a figure letterarie come Adèle Hugo, oracolari come Cassandra. I gesti si riavvolgono nei fili rossi di contatti ora cercati, ora negati, ora ritrovati, nei meandri del vissuto. Un’iterata Cérémonie, quella di Anna Oberto, officiata dall’artista stessa in quella sequenza liturgica a cui Jean Baudrillard, Louis Marin, Paul Virilio – redattori, tra gli altri, della rivista trimestrale francese Traverses – dedicano, nel maggio 1981, cinque indimenticabili pagine di storia. Artista, con Martino Oberto, attiva dalla fine degli anni Cinquanta, nelle analisi semantografiche del linguaggio – pubblicate in Ana Eccetera nel 1963 e 1965 – pratica la performance, prendendo le distanze dal teatro di parola e dallo spettacolo convenzionale di consumo, per entrare nel teatro della vita, per investire di valore simbolico, a livello concettuale, emozionale, sinestetico, ambienti, gesti, abiti, colori, percorsi, oggetti, suoni, canti, luci e ombre. Come in una danza ripetuta surplace, la sua scrittura, manuale e virtuale, gestuale e poetica, non cessa di oscillare tra significante e significato, tra semantico e asemantico. In Anna Oberto performer il Corpo è linguaggio, come lo ha letto Lea Vergine nei suoi scritti e nelle sue rassegne al femminile. La cerimonia dei suoi doni si materializza e smaterializza in un’offerta di racconto, che si dà come racconto di un’offerta a un interlocutore assente: l’amato. Nel suo percorso di segnificazione della propria identità (latino signum facere), non cessano di delinearsi – a partire da L’utopico. Eanan o la scoperta delle origini della scrittura_del linguaggio_nel flusso vitale del colore (1974) – andamenti spiraliformi e circolari, in cui il rapporto con l’altro si manifesta, si interrompe, riprende, nel ricongiungimento delle due rive al cui centro, in-certo, il soggetto femminile ritrova l’Unità del Doppio, la centralità di se stesso. Come in India Song di Marguerite Duras è l’inenarrabilità del racconto che scorre liquida davanti alle immagini iperdimensionate delle performance di Anna Oberto. Voci fuori campo, immagini dilatate in un tempo senza tempo, oggi le Scritture d’amore. La Cerimonia. Diario 1980, Scritture d’Amore. Il rituale dei doni. Ritratt(o)i 1982. Scritture d’amore. La seduzione. Mer Mère Aimer 1984. Scritture di luce. Love’s writings in Wonderland. Reflected stories  Lost images Spent gestures 1985, ricostruiscono nella mente e negli occhi di chi guarda un percorso estatico, un viaggio nell’immaginario, nel sogno, nel desiderio, nel labirinto, nell’intensità empatica della scrittura in codice del Journal intime di una delirante Adèle Hugo. La dimensione simbolica di questa artista e sacerdotessa, autrice e performer si esprime nello Spazio come Stanza della Poesia, nel Tempo come dipanarsi e raggomitolarsi del Filo scarlatto del flusso vitale, nel Colore Rosso come Pathos, nel Nero come pratica del lutto, nell’Oro come dimensione sacrale, emblematicamente espressa dall’opera Affiora la follìa tra folgoranti bagliori, del ciclo Si Apre la Parola, del 1989. L’attività interdisciplinare di Anna Oberto si configura come un Diario in cui la mente e il corpo vivono ed esprimono una duplice avventura culturale che, mentre si afferma senti/mentalmente, si nega ai modelli del consumo diventando off Kulchur, come voleva Ezra Pound. La mostra mette in scena la storia liquida di una donna che sfocia in

ARTE E FEDE: sulle spalle della tradizione

Inaugurazione con conferenza tematica  alla presenza del Sindaco di Andora Mauro Demichelis e dell’Assessore alla Cultura Maria Teresa Nasi   interverranno Massimo Angelini Autore di pubblicazioni dedicate alla storia delle mentalità, ai processi di formazione delle comunità locali fra antico regime ed età contemporanea, alla tradizione rurale, alla cultura della biodiversità. Oggi si occupa prevalentemente di riflessioni sul sacro, sulla modernità e sulla visione simbolica della realtà. Don Gabriele Maria Corini Direttore dell’ufficio diocesano per la Pastorale della cultura e docente di Ebraico ed Antico Testamento presso la Facoltà Teologica dell’Italia settentrionale di Milano Alma Lorenzi Iconografa allieva del maestro Giovanni Mezzalira dal 1999 frequenta i corsi del maestro Alexandr Stal’nov – tiene corsi di base e di approfondimento di Iconografia Lucy Verzello Iconografa allieva del Maestro russo Padre Andrey Davidov, sacerdote ortodosso guida corsi di Iconografia su vari livelli   Durante la serata inaugurale sarà presentato il libro “Canone dell’icona” ed. Pentagora, opera del monaco athonita Dionisio da Furnà, compilata nel XVIII secolo, nota anche come Guida per pittori o Manuale del Monte Athos è uno dei più antichi testi pervenuti, dedicati alle tecniche dell’iconografia bizantina e postbizantina. Ingresso Libero orari di apertura: sabato e domenica ore 15.00 – 19.00 orari festività: Aperti: dalle ore 15.00 alle 19.00 i giorni 29, 30 dicembre 2016 Aperti: dalle ore 15.00 alle 17.00 il 31 dicembre 2016 Aperti: dalle ore 15.00 alle 19.00 i giorni 1, 2 ,3 ,4, 5, 6, 7, 8 gennaio 2017   ANDORA – L’icona immagine dell’invisibile, nobile espressione di arte e fede cristiana è la protagonista della mostra “Arte e Fede sulle spalle della tradizione” che si inaugurerà nelle sale del Museo Mineralogico Luciano Dabroi di Palazzo Tagliaferro giovedì 29 dicembre alle ore 18.00. Il percorso espositivo, che prenderà l’avvio dalla piccola cappella, situata a piano terra di Palazzo Tagliaferro, dando l’occasione ai cittadini andoresi ed ai turisti di ammirare gli affreschi ravvivati e riportati alla luce dal lavoro di restauro all’interno di questo scenografico e suggestivo spazio, vedrà esposta un’ampia selezione di icone scritte dalle due maestre iconografe Alma Lorenzi e Lucy Verzello. L’iniziativa promossa nell’ambito del programma di valorizzazione del patrimonio mineralogico del Museo Mineralogico Dabroi, porta all’attenzione del pubblico un’arte affascinante e offre nuovi spunti di riflessione e di approfondimento interreligiosi e culturali confermando, ancora una volta, Palazzo Tagliaferro quale punto di incontro e di dialogo sulle tematiche più eterogenee. Il progetto dialoga armonicamente con il patrimonio dei minerali presenti nelle vetrine espositive, in virtù di una delle regole fondamentali seguite dagli iconografi nella preparazione dei colori utilizzati, in quanto i pigmenti devono rigorosamente provenire dai minerali e dagli elementi forniti dalla natura. Prevista la sera dell’inaugurazione una conferenza tematica che darà al pubblico alcune importanti informazioni sulla funzione dell’iconografo fornendo così le chiavi per una visita che in realtà è “lettura” di Sacra Scrittura. La comprensione delle icone può risultare difficile, se esse vengono osservate solo con l’ottica della cultura occidentale europea. Si tratta di raffigurazioni sacre che devono rappresentare fedelmente ciò che troviamo scritto nelle Sacre Scritture e non possono essere analizzate con gli stessi canoni di un’opera d’arte. Le icone devono essere considerate una finestra spirituale aperta a tutti coloro che sono in grado di coglierne l’essenza. Ed ecco quindi l’importanza del ruolo dell’iconografo che, anche se laico, deve avere la coscienza di compiere una missione al servizio della Chiesa. L’iconografo deve inoltre attenersi rigorosamente al canone iconografico, egli infatti non dipinge ma scrive, non firma mai la sua opera ma diventa mezzo per trasmettere il messaggio divino. Niente di ciò che si trova nell’icona è lasciato al caso: tutto, dal colore, agli oggetti, alle espressioni del viso ai personaggi, ha un significato che veicola il messaggio cristiano rendendolo sotto forma visiva. Sarebbe in ogni caso sbagliato considerare le regole come leggi immutabili rischiando di congelare l’arte, ed è per questo che le icone in mostra sono state selezionate fra quelle “scritte” da maestre iconografe di differenti scuole che nel più rigoroso rispetto dei codici e delle norme dei canoni dell’icona vi daranno la possibilità di avvicinarvi alla lettura di queste meravigliose immagini che sono vere e proprie opere d’arte.