JOÃO COELHO

LA SPIAGGIA Il mio posto preferito è un luogo in cui non mi stanco mai di tornare. Una spiaggia alla periferia di Luanda. Qui trovo un insieme di emozioni e sentimenti difficili da trovare altrove; indipendentemente dal giorno o dall’ora in cui arrivo, posso vedere storie incredibili di sopravvivenza, resilienza, amore, tristezza, affetto e aiuto reciproco. Ogni volta ricevo grandi lezioni di umanità da persone poverissime e semplici, che tutti dovremmo ricevere. È una baia protetta da una stretta lingua di sabbia che penetra nel mare quasi volesse in qualche modo creare un porto riparato per chi vive e lavora lì. Un tempo le calme acque dell’oceano lambivano larghe strisce di sabbia, ora si scontrano con mucchi di gusci vuoti di “mabanga” – una specie di vongola comune sulla costa occidentale dell’Africa, apprezzata negli antipasti o in accompagnamento al “pirao”, la schiacciata di farina di mais o manioca alla base della dieta angolana – testimonianze della fatica di generazioni di donne. Nonne, madri, figlie, hanno imparato a estrarre i molluschi per venderli nei mercati della capitale. Tutti hanno ereditato con la povertà  il bisogno quotidiano di sopravvivere. Si narra che tutto ebbe inizio ai tempi della guerra civile, circa vent’anni fa, quando i pescatori portarono all’interno delle conchiglie essiccate per scambiarle con prodotti agricoli. Alcune donne, venute dall’entroterra per acquistare conchiglie fresche, hanno scoperto l’abbondanza dei “mabanga” e due di loro si sono trasferite a vivere su queste spiagge, creando questo commercio. Li vendono crudi e alla fine della giornata li cuociono per non farli marcire. La giornata è dura, devi negoziare il prezzo con i pescatori, trasportare i “mabanga” in pesanti ciotole sulle alture dove cominciano a romperli estraendone il mollusco prelibato. Quando la giornata volge al termine, comincia la bollitura in pesanti pentoloni di ferro, riempiti con acqua di mare. Il fuoco viene accesso con legni raccolti e alimentato con qualche pezzo di carbone e rifiuti come sacchetti di plastica e vecchie scarpe, mercanteggiati con lo spazzino e l’intermediario che controlla l’attività sulla spiaggia. Un costo necessario che le donne non possono evitare. Dai falò si sollevano nubi di fumo nero, appiccicoso, che avvelenano il luogo e intossicano i polmoni, spandendo su tutto una tinta scura, fuligginosa, mentre la stanchezza aleggia nell’aria. L’esperienza, una specie di orologio mentale, ha insegnato alle donne quando rimescolare il contenuto e quando è pronto a versarlo sulle reti e i panni stesi sulla spiaggia. Nonostante l’ambiente trasformato in un’apocalisse, hanno ancora abbastanza forza per aiutarsi a vicenda e sorridere dai loro volti grigi. Ed eccole pronte a un nuovo giorno di fatica quando il sole sorgerà di nuovo. Forse un giorno lo scintillio negli occhi di queste donne non sarà più soltanto il riflesso dei falò accesi. Le famiglie si tramandano questa attività, occupando sempre lo stesso posto. Il cumuli di gusci vuoti sono il risultato della fatica collettiva. Ogni guscio è costato la fatica di innumerevoli donne, che per più di due decenni hanno lavorato qui per poter vendere i molluschi nei mercati cittadini. Anno dopo anno i cumuli hanno raggiunto decine di metri, quasi delle montagne di conchiglie vuote. Questa spiaggia non è un luogo di svago come altri lidi di vacanza, ma un campo di strenuo lavoro. Ecco i figli e i nipoti delle donne. Alcuni sono meno fortunati, orfani che abitano nelle baracche dei pescatori che li hanno ospitati. Nonostante la loro età tutti aiutano. Nessuno di loro va a scuola perché le famiglie non possono permetterselo. Non hanno neanche un giocattolo, figurarsi la televisione   o un videogame. Non avendo nulla hanno inventato un gioco con quello che la natura può offrire loro. Una giostra semplice, divertente. Tante risate nei pochi secondi di adrenalina su queste loro montagne russe, in uno spirito di cameratismo e di allegria condivisa, con un tuffo finale collettivo in mare. I loro volti e sorrisi sono così genuini e puri. Pare quasi di sentirli mentre cercano di arrivare per primi in cima alle montagne di gusci o quando ridono di eccitazione lanciandosi giù. Attraverso queste immagini si coglie il mondo di chi, pur non avendo nulla, ha tanto da dirci sulla nostra posizione privilegiata. Il loro è un mondo sconosciuto e ingiustamente dimenticato. Mostrarlo suscitando una reazione in chi l’osserva è quanto mi prefiggo come fotografo e persona. TUFFI PROIBITI Una banda di bambini e di adolescenti, che vivono come possono sulle strade della città, mendicando di giorno ai semafori,  facendo i lustrascarpe o piccole commissioni. La maggior parte di loro abita in quartieri lontani dal centro della città, ma alla fine della giornata si radunano lungo il mare per raccontarsi le migliori storielle della giornata, provare a pescare qualche pesce con amo e lenza, o semplicemente  divertirsi, sguazzando nelle acque della baia ed esibendosi in tuffi acrobatici. La balneazione è vietata su questo lungomare, ma la banda non è intimidita dalle pattuglie di polizia che sorvegliano la zona. Nascondersi o eludere gli agenti fa parte delle loro giornate e del loro divertimento. Stanno sempre in guardia e lanciano l’allarme quando avvistano i poliziotti, mettendosi al riparo dietro ponti e alberi, o semplicemente nuotando e aspettando che il pericolo cessi,  che i poliziotti si stanchino e se ne vadano. Nascondono gli indumenti e le ciabatte logore in buche o sotto i ponti, prima di lanciarsi in acqua. Quelli di loro che fanno i lustrascarpe sono meno fortunati; le rudimentali cassette di legno dove tengono i lucidi, le spazzole e gli strofinacci, non entrano in nessun buco e devono essere abbandonate. Sono chiamati “tocas”, dal rumore prodotto con le spazzole sulle cassette per annunciare la loro presenza e attirare i clienti . La bellezza di questo lungomare, frequentato per passeggiarvi e fare sport, e cornice quasi obbligatoria per le foto di matrimonio, nasconde la triste realtà dell’inquinamento prodotto dalle acque reflue della città che vengono scaricate all’aperto, senza alcun trattamento. Proprio le bocche fognarie, sopraelevate rispetto alla linea di galleggiamento, vengono scelte dalla banda come rampa  per i tuffi. Conoscono le maree e

PALAZZO TAGLIAFERRO ONLINE

A seguito delle nuove misure annunciate per il contenimento della diffusione della pandemia da COVID-19, Palazzo Tagliaferro chiude al pubblico fino a giovedì 3 dicembre 2020. Nell’attesa di potervi accogliere al Contemporary Culture Center e al Museo Mineralogico Luciano Dabroi, vi invitiamo a seguirci su Instagram e Facebook e a visitare  periodicamente il nostro sito web! In questo mese infatti ci impegneremo a far vivere gli spazi di Palazzo Tagliaferro online attraverso tante iniziative! In programma: tour virtuali delle mostre, interviste agli artisti, visite guidate al patrimonio museale e laboratori didattici on line.

BENVENUTI AL MUSEO MINERALOGICO LUCIANO DABROI

Situato al primo piano di Palazzo Tagliaferro, il Museo Mineralogico Luciano Dabroi, può essere considerato, per quantità e per qualità il secondo Museo di Mineralogia d’Europa. Il museo propone una collezione di più di 5000 pezzi donata al Comune di Andora dal dottor Luciano Dabroi, al quale il museo è intitolato. Luciano Dabroi (1933-2003) cittadino andorese, scrittore e studioso dedicò gran parte della sua vita alla ricerca ed alla raccolta di minerali, tra i quali una mirabile scelta di quarzi di provenienza ligure e piemontese. Oltre ad una ricca varietà di quarzi tramoggiati, si possono ammirare campioni elbani di Brosso, rodingiti, piriti e rose del deserto che sono stati interamente catalogati ed etichettati da un gruppo di volontari con nome, origine e provenienza. Nel 2017 è stata allestita una nuova sezione grazie a esemplari provenienti dal nord Europa, in particolare da Norvegia e Svezia. L’allestimento e la catalogazione della nuova sezione dedicata al collezionista Harmen Schipper ha permesso l’attivazione di una stretta sinergia con il Dipartimento di Scienze della Terra, dell’Ambiente e della Vita dell’Università di Genova. I minerali sono conservati in moderne vetrine illuminate che ne mettono in risalto gli straordinari colori ed i magici riflessi. L’allestimento delle sale è stato realizzato con la consulenza del dottor Franco Scarpati dell Associazione Archeologica della Provincia di Savona. Il museo offre quindi un vero e proprio percorso didattico agli studenti come agli appassionati. All’interno del Museo Mineralogico Luciano Dabroi vengono allestite periodicamente mostre d’arte e eventi culturali che hanno tematiche riconducibili alla natura, alla terra, al mondo scientifico e minerario. Inoltre durante l’anno vengono programmati percorsi didattici rivolti alle scuole primarie e secondarie. Da oltre 6 anni il museo è stato selezionato quale location esterna del Festival della Scienza di Genova, prestigiosa manifestazione punto di riferimento per la divulgazione scientifica. Recentemente in un’ala del Museo Dabroi è stato inaugurato uno spazio dedicato al grande esploratore norvegese Thor Heyerdahl, che dagli anni ’50 decise di vivere a Colla Micheri, nell’entroterra di Andora. La mostra permanente L’uomo che volle cambiare la storia è stata allestita nell’ambito degli accordi di gemellaggio firmati dal sindaco Mauro Demichelis e da quello e da quello di Larvik, Rune Høiseth, e grazie ai cimeli concessi dal figlio Björn e dalla famiglia, dal Museo Kon-Tiki di Oslo con l’importante sostegno dell’Istituto Thor Heyerdahl di Larvik. Tra gli oggetti esposti, ci sono il modellino originale del Con-Tiki, la zattera di legno in balsa con cui Heyerdahl, accompagnato da 6 uomini e un pappagallo, viaggiò dal Perù alle isole del Pacifico e il modellino del Tigris, la barca in giunco con cui coprì oltre 6.800 chilometri di navigazione.

OPENING: PINA INFERRERA
NATURA ALTERA

a cura di Christine Enrile Inaugurazione giovedì 27 dicembre 2018 dalle ore 17.30 – Saluto del Sindaco del Comune di Andora Mauro Demichelis e dell’Assessore alla Cultura Maria Teresa Nasi – Introduzione alla mostra della curatrice Un’indagine sulla relazione uomo – ambiente e il significato più profondo della natura attraverso le opere fotografiche dell’artista messinese.  a seguire rinfresco ingresso libero da giovedì a domenica ore 15 – 19 Aperture Straordinarie: dal 28 dicembre al 6 gennaio dalle ore 15 alle 19 31 dicembre dalle 15.00 alle 16.30

IL FESTIVAL DELLA SCIENZA AL MUSEO DABROI DAL 25 OTTOBRE AL 4 NOVEMBRE

ANDORA – Il 25 ottobre alle ore 10.30 al Museo Mineralogico Luciano Dabroi di Palazzo Tagliaferro si terrà l’inaugurazione con apertura ufficiale degli eventi collaterali alla sedicesima edizione del Festival della Scienza di Genova. Per il quarto anno consecutivo Palazzo Tagliaferro sarà location esterna del Festival divenuto uno dei più grandi eventi di diffusione della cultura scientifica a livello internazionale. Previsti negli 11 giorni della manifestazione incontri, laboratori, spettacoli e conferenze per raccontare la scienza in modo innovativo e coinvolgente con eventi ispirati alle questioni più attuali e scottanti del dibattito scientifico. Il Comune di Andora in collaborazione con CEContemporary, proporrà per quest’anno la preview della mostra “Avant que Nature meure” dell’artista Silvia Cini e tre laboratori didattici, a disposizione gratuita delle scolaresche, ispirati alla parola chiave del Festival della Scienza 2018 “Cambiamenti”.  Il Museo Dabroi effettuerà aperture straordinarie per tutta la durata del  Festival dalle ore 15.00 alle 19.00, l’ingresso come sempre sarà gratuito. Per laboratori a disposizione delle scolaresche è necessaria la prenotazione, al numero 348.9031514, fino ad esaurimento posti disponibili. I progetti  del Museo Mineralogico Luciano Dabroi di Palazzo Tagliaferro: 1) Preview mostra  “Avant que nature meure – Silvia Cini” La mostra è il frutto di una lunga ricerca dell’artista condotta sulle orchidee spontanee in autostrada e sul cambiamento degli areali di fioritura in relazione alle aree urbane o a forte antropizzazione in particolare sull’Autostrada Azzurra: A12 Genova-Milano. Il percorso espositivo, che per questa preview verrà presentato attraverso un’installazione video, porterà il pubblico ad effettuare una riflessione su come stia cambiando il paesaggio. Avant que Nature Meure è il titolo del saggio, di Jean Dorst del 1965, considerato una delle prime opere che abbiano affrontato apertamente il cambiamento in atto nei paesaggi atrofizzati. La mostra presenta la sintesi della documentazione della ricerca scientifica realizzata dall’artista che considera la Natura come metafora della società in divenire. Uno straordinario approfondimento sul regno vegetale, quello realizzato da Silvia Cini, con un focus specifico sul mondo delle orchidee che sono meravigliosa metafora di persistenza e resistenza: “ perché in loro, dice l’artista, il messaggio silenzioso della natura, direi l’urlo silenzioso della natura si cristallizza in forma e questa che io percepisco talvolta zoomorfa altre antropomorfa mi lascia inerme” Silvia Cini artista le cui opere vivono del dialogo, spesso personale, che crea con il pubblico. Il suo interesse si focalizza frequentemente sul paesaggio, come metafora sociale, integrando installazioni audio ambientali e ricerca botanica. 2) Laboratorio: Cambiamenti “Il bio Lab al Museo”  Rivolto alle scuole primarie Bio Lab 1: rivolto alle classi prima e seconda  Bio Lab 2: rivolto alle classi terza, quarta e quinta Contenuti Scientifici: L’ obiettivo del laboratorio sarà quello di portare, gli alunni partecipanti, ad una riflessione sulle conseguenze dei processi di trasformazione e alterazione che l’uomo compie sul territorio, allo scopo di adattarlo ai propri interessi e alle proprie esigenze, generando cambiamenti nella Natura che, necessariamente, deve adattarsi ad essi. Il laboratorio prenderà le mosse da una proiezione video delle opere, dell’artista Silvia Cini, frutto della ricerca condotta sulle orchidee spontanee in autostrada e sul cambiamento degli aerali di fioritura in relazione alle aree urbane o a forte antropizzazione. L’impatto dell’uomo sulla Natura è universalmente riconosciuto, è la prima volta, nella storia della vita sulla Terra che una singola specie sia in grado di influire così radicalmente sul destino di tutte le altre, animali e vegetali. Partendo dall’analisi delle orchidee, pianta alla base della ricerca artistica/scientifica oggetto della video proiezione, il laboratorio porterà gli alunni ad approfondire le caratteristiche principali della pianta fino ad arrivare alle sue strategie di impollinazione e mimetismo e di adattamento ai cambiamenti del mondo esterno. Il cambiamento evolutivo e la mutazione che la pianta attiva, al fine di adattarsi ai cambiamenti esterni, saranno fondamento del programma del laboratorio. Particolare attenzione sarà dedicata allo zoomorfismo e all’antropomorfismo. 3)Laboratorio: Cambiamenti “Il bio Lab al Museo”  Rivolto alle scuole secondarie di primo grado Bio Lab : rivolto alle classi prima e seconda  Contenuti Scientifici: L’ obiettivo del laboratorio è svelare agli studenti i segreti del micro mondo e di come la natura cambi aspetto a seconda dei punti di vista e da cui si osservano le cose. Il laboratorio introdurrà il concetto di cellula, le differenze tra quelle animali e quelle vegetali. La parte pratica permetterà attraverso l’osservazione al microscopio di osservare alcune parti di animali e vegetali scoprendo le loro forme e le loro funzioni.