Le ragioni dello spazio#2

[doptg id=”4″] Palazzo Tagliaferro sono lieti di presentare Le ragioni dello spazio # 2 Maura Biava | Jean-Marie Haessle | Filippo Manzini | Georges Rousse |Vano Alto mostra a cura di Nicola Davide Angerame 8 giugno – 21 luglio 2013 inaugurazione SABATO 8 giugno 2013 dalle ore 18 alle 21 ore 18,30 presentazione della mostra con gli artisti e il curatore a seguire rinfresco a cura di Borghi Ricevimenti e Azienda Agricola Durin  ingresso libero Catalogo in galleria a partire dal giorno 20 giugno, Delfino Enrile Editore orari d’apertura:  giovedì | domenica ore 19 – 23 museodabroi.palazzotagliaferro.it | info@palazzotagliaferro.it Evento in collaborazione con Comune di Andora Un ringraziamento a Kips Gallery, New York; Alessandro De March, Milano; Photo&Contemporary, Torino La Galleria Civica di Andora “Palazzo Tagliaferro”, diretta da Nicola Davide Angerame, inaugura sabato 8 giugno 2013 alle ore 18 (e fino alla 21), la mostra dal titolo “Le ragioni dello spazio #2” che propone le opere di Maura Biava, Jean-Marie Haessle, Filippo Manzini. Georges Rousse e Vano Alto. La mostra accoglie circa quaranta lavori, che affrontano in modo diretto e indiretto il tema centrale della mostra: quello dello “spazio”. Uno spazio vissuto come un elemento vivo, attivo e vibrante, verso il quale gli artisti invitati in mostra hanno sviluppato diverse strategie di risposta creativa a quella che il critico d’arte Angerame ha chiamato “le ragioni dello spazio”. Il titolo di questa mostra proviene da una mostra precedente, una personale di Filippo Manzini presso lo spazio non profit “C2” di Firenze. “Le ragioni dello spazio” sono quelle “ragioni” che l’artista e il curatore avevano individuato come momento di incontro tra il “fare” e il “percepire”: l’artista, dal canto suo, è solito captare questa impercettibili forze spaziali grazie a un lavoro “site specific”, che prevede la creazione dell’opera a partire da un dialogo con lo spazio, seguendo le logiche di un incontro tra le ragioni interiori della sensibilità creativa e le “ragioni” esteriori offerte dallo spazio, ogni volta diverso. Un dialogo che si riverbera anche sulla scelta dei materiali da costruzione delle opere. Il curatore, dal canto suo, trovava interessante come queste forze del “cubo bianco”, della sala espositiva e del luogo de-antropomorfizzato (ovvero privato della sua funzione originaria e traghettato verso lo spazio vuoto e neutrale tipico della finalità espositiva) potessero farsi chiare grazie al processo artistico creativo. Il risultato di quella mostra dava adito ad una volontà di ricognizione che ad Andora si “La mostra Le ragioni dello spazio – spiega il curatore e critico d’arte Nicola Davide Angerame –  accoglie inedite installazioni site specific, opere scultoree, fotografie, video e dipinti di artisti italiani e internazionali la cui ricerca è segnata da una sensibilità nei confronti dello spazio, sia esso quello del museo, della tela o dell’ambiente naturale. Questi artisti declinano, in modi e forme differenti, il loro rapporto con questo tema. Siamo abituati a pensare lo spazio come un “vuoto” dentro il quale l’attività umana crea luoghi di vivibilità, occupando il vuoto con una pienezza di oggetti, di simboli e di corpi in attività. Lo spazio è per questi artisti, invece, più spesso un silenzio “già sempre” pieno di suoni, una oscurità popolata da fievoli luci. La mostra riflette su come l’arte possa farsi ricettiva rispetto a queste vibrazioni che lo spazio è in grado di dare, e su come si possano tradurre in opere (oggetti, visioni, pittura) tali sensazioni”. LE RAGIONI DELLO SPAZIO #2  Maura Biava | Jean-Marie Haessle | Filippo Manzini |Georges Rousse | Vano Alto Maura Biava  Il lavoro di Maura Biava (Reggio Emilia, 1970, vive e lavora ad Amsterdam) sonda aspetti mitologici e scientifici relativi al mondo sottomarino. I suoi video e le sue fotografie ritraggono personaggi mitologici immersi in spazi naturali inconsueti. Uno dei suoi riferimenti principali è la mitologia come forma di legame tra la divinità e la natura, declinato nelle figure di dee e ninfe legate alle acque o ai differenti luoghi naturali. Grazie a ciò, le opere di Biava presentano un forte legame con lo spazio inteso come spazio vitale, luogo della stratificazione culturale di una storia che si perde nell’origine dei tempi. In questa mostra, l’artista presenta una serie di sculture recenti e un video inedito per l’Italia, nei quali la percezione dello spazio avviene tramite un gioco di forme e di sculture che usano la matematica e la geometria euclidea elementare per tradurre i contenuti di un’antichità mitologica che ritroviamo nella nostra cultura e che Biava legge a partire da una forte connotazione spaziale. Le profondità marine, caratterizzate da un colore blu intenso e avvolgente, sono usate dall’artista come “lavagna” su cui disegnare con il latte, in un video di grande forza evocativa. Nelle sculture, Biava ha decostruito alcune colonne di tempi antichi viste a Roma durante la sua residenza presso l’Accademia Americana nel 2011. Queste colonne sostengono sculture ceramiche che traducono in forme astratte alcune formule semplici dei matematici dei secoli passati. “Il lavoro mi ha portato a trovare formule e forme che sembrano quelle delle creature iniziali apparse nell’immenso spazio spopolato della Terra primigenia”, sostiene l’artista. Maura Biava si è laureata all’Accademia di Brera, Milano. Ha poi seguito un Master alla Rijksakademie di Amsterdam, in Olanda. Vive a lavora tra Milan e Amsterdam. Dal 2005  insegna alla Koninkijke Academie van Beeldende Kunsten, Den Haag, Olanda. Filippo Manzini Manzini presenta una sensibilità unica per quelle che sono le identità degli spazi espositivi, da lui considerati non come “luoghi” antropomorfizzati ma come vuoti vibranti e pieni di invisibili forze astratte. L’artista entra in risonanza con loro e progetta forme che sono in dialogo con l’identità più profonda dello spazio, esaltando e scoprendo le “bellezze” nascoste di queste identità astratte che sono gli spazi di gallerie e musei. L’arte di Filippo Manzini si presenta come una interessante versione “calda” del minimalismo di tradizione americana. Il suo è un “minimalismo lirico” (come lo definisce il critico Angerame) in cui le forme essenziali e primarie si concretizzano dentro materiali poveri ma nobili, per consistenza e per forza estetica. Per Palazzo Tagliaferro, l’artista

Palazzo Tagliaferro

Palazzo Tagliaferro è il polo culturale di Andora, nato da un importante lavoro di riqualificazione della zona di Largo Milano, per molti anni in forte degrado. L’imponente edificio, che presenta le caratteristiche tipiche delle dimore nobiliari di campagna di fine XVIII – inizio XIX secolo, è stato completamente ristrutturato e recuperato all’uso pubblico dopo un periodo di abbandono che risaliva agli anni ‘70. Il comune di Andora, che ne è divenuto proprietario nel 2001, ha realizzato l’opera di riqualificazione e lo ha riconsegnato alla città con l’obiettivo di farne uno spazio di aggregazione culturale, didattico e ludico. Palazzo Tagliaferro dispone di quattro piani da 360 metri quadrati ciascuno. I lavori di restauro hanno riportato alla luce alcuni affreschi antichi e pavimenti fortunosamente risparmiati dal degrado. Secondo L’Istat in Italia si contano 9 milioni di turisti culturali, ovvero di persone che ogni anno scelgono di spostarsi per seguire eventi culturali in altre città. Andora, grazie al suo Centro Policulturale di Palazzo Tagliaferro, sta diventando uno dei punti di riferimento per lo spettacolo e la cultura non solo della provincia di Savona, ma di tutta Italia. Palazzo Tagliaferro è struttura adeguata ad ospitare mostre, concerti, reading di poesia, piccole piece teatrali, proiezioni video e presentazioni di libri. La politica culturale che Palazzo Tagliaferro sviluppa si delinea attraverso i seguenti punti programmatici: concerti: di musica jazz, classica, blues, rock e musica sperimentale spettacoli: dedicati al teatro e all’incontro tra musica e video o tra musica e teatro incontri: con personaggi del mondo dello spettacolo, scrittori e personalità di rilievo poesia e letteratura: reading poetici e letterari in forma di spettacoli cinema e video: proiezioni di lungo e cortometraggi di registi noti ed emergenti mostre storiche e di artisti internazionali: mostre di grandi maestri dell’arte antica, del Novecento e contemporanei di rilievo internazionale. Queste mostre hanno la funzione di essere di grande richiamo, con ottime ricadute sui media nazionali. mostre di artisti professionisti viventi: l’arte nuova è sempre un forte stimolo visivo per i visitatori. mostre collettive a tema: sono le mostre più importanti, quelle che permettono di mostrare la capacità di produrre cultura nuova. Sono mostre costruite su temi generali che possono coinvolgere ogni ramo della realtà e del sapere. Tracciano spesso quelle che sono le nuove tendenze dell’arte e sono di grande stimolo visivo e culturale mostre di professionisti del territorio: sono mostre a chilometro zero, collettive o personali, che possono rappresentare un momento importante per la promozione dell’arte del territorio. mostre tributo a grandi artisti del territorio: spesso esistono artisti liguri poco riconosciuti che meriterebbero una mostra in grado di tracciare un bilancio, promuovendone il ricordo ed un riconoscimento

Palazzo Tagliaferro

Palazzo Tagliaferro è il polo culturale di Andora, nato da un importante lavoro di riqualificazione della zona di Largo Milano, per molti anni in forte degrado. L’imponente edificio, che presenta le caratteristiche tipiche delle dimore nobiliari di campagna di fine XVIII – inizio XIX secolo, è stato completamente ristrutturato e recuperato all’uso pubblico dopo un periodo di abbandono che risaliva agli anni ‘70. Il comune di Andora, che ne è divenuto proprietario nel 2001, ha realizzato l’opera di riqualificazione e lo ha riconsegnato alla città con l’obiettivo di farne uno spazio di aggregazione culturale, didattico e ludico. Palazzo Tagliaferro dispone di quattro piani da 360 metri quadrati ciascuno. I lavori di restauro hanno riportato alla luce alcuni affreschi antichi e pavimenti fortunosamente risparmiati dal degrado. Secondo L’Istat in Italia si contano 9 milioni di turisti culturali, ovvero di persone che ogni anno scelgono di spostarsi per seguire eventi culturali in altre città. Andora, grazie al suo Centro Policulturale di Palazzo Tagliaferro, sta diventando uno dei punti di riferimento per lo spettacolo e la cultura non solo della provincia di Savona, ma di tutta Italia. Palazzo Tagliaferro è struttura adeguata ad ospitare mostre, concerti, reading di poesia, piccole piece teatrali, proiezioni video e presentazioni di libri. La politica culturale che Palazzo Tagliaferro sviluppa si delinea attraverso i seguenti punti programmatici: concerti: di musica jazz, classica, blues, rock e musica sperimentale spettacoli: dedicati al teatro e all’incontro tra musica e video o tra musica e teatro incontri: con personaggi del mondo dello spettacolo, scrittori e personalità di rilievo poesia e letteratura: reading poetici e letterari in forma di spettacoli cinema e video: proiezioni di lungo e cortometraggi di registi noti ed emergenti mostre storiche e di artisti internazionali: mostre di grandi maestri dell’arte antica, del Novecento e contemporanei di rilievo internazionale. Queste mostre hanno la funzione di essere di grande richiamo, con ottime ricadute sui media nazionali. mostre di artisti professionisti viventi: l’arte nuova è sempre un forte stimolo visivo per i visitatori. mostre collettive a tema: sono le mostre più importanti, quelle che permettono di mostrare la capacità di produrre cultura nuova. Sono mostre costruite su temi generali che possono coinvolgere ogni ramo della realtà e del sapere. Tracciano spesso quelle che sono le nuove tendenze dell’arte e sono di grande stimolo visivo e culturale mostre di professionisti del territorio: sono mostre a chilometro zero, collettive o personali, che possono rappresentare un momento importante per la promozione dell’arte del territorio. mostre tributo a grandi artisti del territorio: spesso esistono artisti liguri poco riconosciuti che meriterebbero una mostra in grado di tracciare un bilancio, promuovendone il ricordo ed un riconoscimento

Dreamers

Palazzo Tagliaferro è lieto di presentare Dreamers AlexandFelix | Alessandro Lupi | Yang Yongliang mostra a cura di Nicola Davide Angerame inaugurazione SABATO 30 marzo 2013 ore 18 | 22 ore 18,45 Concerto per Kazuo Ohno di Antonio Raspanti fino al 19 maggio 2013 ingresso libero Catalogo in galleria, Delfino Enrile Editore Sindaco di Andorarinfresco a cura di Borghi Ricevimenti e Azienda Agricola Durin, Albenga museodabroi.palazzotagliaferro.it | info@palazzotagliaferro.it orari d’apertura: giovedì | domenica ore 15 – 19 Evento in collaborazione con Comune di Andora Un ringraziamento a MC2 Gallery, Milano e Guidi&Schoen Arte Contemporanea, Genova                   Dopo il successo ottenuto con la mostra inaugurale di Jane McAdam Freud, la galleria civica di Andora “Palazzo Tagliaferro” inaugura un nuovo triplo appuntamento con l’arte contemporanea, la danza e la musica contemporanea. “La nuova mostra s’intitola Dreamers e accoglie opere scultoree, fotografiche, video e di pittura digitale di artisti internazionali che nella loro ricerca hanno costruito scenari e modelli umani legati a possibili altre dimensioni, a volte legate ad una proiezione di questo mondo nel futuro, altre volte indicanti realtà più fiabesche, capaci di essere un motivo di fuga o di rilettura della realtà”. Come sostiene il Sindaco di Andora, Franco Floris: “Questa mostra è in linea con il progetto dell’Amministrazione che vuole fare di Palazzo Tagliaferro una galleria civica in cui presentare i maggiori esponenti dell’arte contemporanea, ma anche uno spazio d’incontro e scambio culturale. Siamo lieti di offrire agli andoresi ed ai turisti un evento che propone le opere di artisti di grande fama internazionale – dice Franco Floris, sindaco di Andora – “Dreamers” dà al visitatore la possibilità di entrare in contatto con più modalità espressive come la musica, la danza, la scultura e l’antica tradizione pittorica cinese. E proprio per la levatura internazionale degli artisti ospiti, alcuni dei quali il pubblico conosce per le loro incursioni nel mondo della pubblicità, confidiamo che l’evento espositivo attiri molti visitatori e l’interesse dei media come già avvenuto con la mostra di Jane McAdam Freud”. Dreamers AlexandFelix, Alessandro Lupi, Yang Yongliang La mostra accoglie alcune serie recenti di opere di questi artisti, disponendole come tre mostre personali, in grado di dialogare tra loro seguendo un filo rosso: quello del tema generale di un’alternativa possibile alla realtà. AlexandFelix (Alex Gertschen and Felix Meier, vivono e lavorano in Svizzera) Alessandro Lupi (Genova, 1975. Vive a lavora a Berlino) Yang Yongliang (Shanghai, Cina, 1980. Vive e lavora a Shanghai)

Kazuo Ohno. Il corpo del Butoh

Palazzo Tagliaferro è lieto di presentare Kazuo Ohno. Il corpo del Butoh mostra a cura di Nicola Davide Angerame inaugurazione SABATO 30 marzo 2013 ore 18 | 22 ore 18,45 Concerto per Kazuo Ohno di Antonio Raspanti fino al 19 maggio 2013 ingresso libero Catalogo in galleria, Delfino Enrile Editore rinfresco a cura di Borghi Ricevimenti e Azienda Agricola Durin, Albenga museodabroi.palazzotagliaferro.it | info@palazzotagliaferro.it orari d’apertura: giovedì | domenica ore 15 – 19 Evento in collaborazione con Comune di Andora Mostra realizzata con il supporto di: Toshio Mizohata, Kazuo Ohno Dance Studio, Japan 
Canta Co. Ltd, Japan Archivio Kazuo Ohno – Dipartimento di Musica e Spettacolo dell’Alma Mater Studiorum 
Università di Bologna e MC2 Gallery, Milano. Palazzo Tagliaferro ricorda il grande maestro di danza Butoh, il giapponese Kazuo Ohno, “una icona assoluta di un genere artistico nato dalla contestazione del teatro di millenaria tradizione nipponica e da una “riflessione” radicale sul corpo e sulle sue possibilità. Il Butoh è detta la “danza delle tenebre”, così chiamata perché sorge dall’esperienza traumatica della doppia esplosione atomica di Hiroshima e Nagasaki, che pose fine alla Seconda Guerra Mondiale, dando inizio alla Guerra Fredda”. La mostra conta oltre quaranta opere d’arte e sarà inaugurata con un concerto evento: il musicista e compositore siciliano Antonio Raspanti, massimo interprete del contrabbasso contemporaneo, terrà un concerto di sue composizioni eseguite sulle immagini di alcuni dei più bei video di danza del grande maestro butoh Kazuo Ohno. Raspanti ha collaborato con varie orchestre, sovente com primo contrabbasso, tra cui: Orchestra Sinfonica del Mediterraneo, Orchestra Giovani Solisti Siciliani, Orchestra da camera Kandinskij di Palermo, Accademia Concertante degli Archi di Milano. Nel giugno del 2011 si è esibito all’Auditorium Parco della Musica di Roma e nel 2012 incide il suo primo album solista “So far”, registrato con contrabbasso acustico, i cui brani eseguirà sui video di Kazuo Ohno.

Jane McAdam Freud

Palazzo Tagliaferro è lieto di presentare Jane McAdam Freud. Taking Care a cura di Nicola Davide Angerame fino al 5 marzo 2013 ingresso libero orari d’apertura: giovedì | domenica ore 15 – 19 Nella sua seconda personale in Italia, la prima mostra in uno spazio pubblico, Jane McAdam Freud propone un corpus di opere provenienti da storiche e recenti serie di sculture, installazioni, fotografie e lavori su carta con i quali l’artista inglese riflette sul tema a lei caro del “prendersi cura”, come indicato dal titolo. Questo concetto viene declinato in modi diversi e rimanda all’assunzione di responsabilità derivante dai legami familiari, dai lasciti spirituali e concettuali che l’artista elabora nella propria opera. In questa mostra l’artista inglese riflette sul rapporto con le proprie radici culturali e parentali. In special modo con il padre e con il bisnonno: rispettivamente il pittore inglese Lucian Freud e il padre della psicoanalisi Sigmund Freud, ai quali l’artista dedica alcune opere. Tutta l’opera di Jane è portatrice, in modo originale, di questa eredità familiare che è la psicoanalisi, l’indagine interiore che anche in un pittore come Lucian Freud è stata di basilare importanza. Dietro i ritratti del padre e del bisnonno si cela un’esperienza umana e affettiva dai toni drammatici e dalle passioni immortali. Decisa fin da piccola ad essere artista, Jane approccia la psicoanalisi attraverso i racconti che gliene fa il nonno paterno, Martin Freud, primogenito di Sigmund e autore di un libro, “Sigmund Freud: Man and father” (J. Aronson, New York, 1958) che diventerà la fonte di tutte le biografie del padre della psicoanalisi. Di Sigmund, Jane crea un “ritratto per interposta persona” composto da una selezione di disegni dedicati alle statuette delle civiltà più antiche di cui il padre della psicoanalisi è stato un avido collezionista. La sua collezione, conservata nel Freud Museum di Londra (la sua ultima abitazione) conta circa 2.000 pezzi: dalle statue Etrusche a quelle Maya, da quelle di primitive civiltà africane a quelle della Grecia e di Roma antiche, fino agli imperi orientali. Si tratta di sculture che ritraggono divinità, simboli di fertilità e potenze occulte. Jane lavora su questa collezione durante una sua residenza d’artista al Freud Museum: ritrarre le statue appartenute a Sigmund è un po’ come eseguire un ritratto del bisnonno attraverso oggetti che per lui hanno avuto un significato ed un valore particolari. La scultura, il disegno e l’arte concettuale sono i mezzi con cui Jane approcciare il lato rimosso, ma vivo e influente, del ramo familiare dei Freud, ritrovato dopo oltre due decenni di distanza dovuti al divorzio precoce (Jane aveva allo otto anni) della madre Katherine McAdam (fashion designer e illustratrice) e il padre Lucian Freud. L’arte di Jane si nutre di questo suo “prendersi cura” del mondo a lei prossimo: quello degli affetti familiari. Da essi trae ispirazione, anche formale: come quando incontra la pittura di Francis Bacon, amico personale del padre, e si scopre rapita da come la scultura possa assumere su di sé il carattere della pittura più violenta e “defigurata” inventata dal pittore “maudit” dublinese. Nasce così la serie dei bronzi intitolata “After Bacon” (proposti in mostra) nei quali i corpi sono modellati da una manualità veloce e non priva di violenza, che traduce nella terza dimensione una delle tecniche più fortunate perché capace di riflettere i toni drammatici della condizione dell’uomo contemporaneo, quello uscito dalla seconda guerra mondiale. Jane traduce questo “modo di vedere” baconiano in una scultura realizzata di impulso, capace di registrare la forza bruta con cui il gesto “fuori controllo” e spontaneo s’imprime nell’argilla e si trasmette nel bronzo. Incentrata su una “conoscenza intuitiva” e non accademica della psicoanalisi, e della dimensione dell’inconscio, inteso come la presenza di “un altro” dentro di noi, l’arte di Jane McAdam Freud si arricchisce di serie di lavori incentrati sul rapporto con questa conoscenza, di cui l’artista si prende cura configurandosi come una “erede affettiva” del lavoro dei Freud. Nascono così le serie dei “Motti di spirito”, realizzati su vinile e dedicati ai giochi di parole (brillantemente analizzati da Sigmund Freud), i dipinti su carta che evocano le forme astratte variamente interpretabili delle celebri tavole di Rorschach, macchie di colore in cui ciascuno di noi “vede” ciò che il suo inconscio gli suggerisce. Con alcune di essi Jane costruirà in mostra una installazione. Altre due installazioni site specific, pensate appositamente per gli spazi di Palazzo Tagliaferro, offriranno un ulteriore motivo di sorpresa e di coinvolgimento per il pubblico, in una mostra che si configura come una sorta di rebus visivo, dove ogni elemento possiede un senso specifico e quasi nascosto. Scultrice di successo, Jane McAdam Freud propone anche diversi disegni, che sono per lei il modo più immediato di elaborare il suo rapporto con gli avi e con la psicoanalisi. L’immagine, più delle parole, può svelare il desiderio, la mancanza, la rimozione, e l’impulsività della nostra vita cosciente ed inconscia. Jane McAdam Freud “mette in opera” quei meccanismi e quel modus operandi della psiche che Sigmund Freud ha analizzato attraverso il potere della parola. “Continuo a ritrarre mio padre per mantenerlo in vita”, dice Jane. Alcuni suoi ritratti del padre Lucian Freud (anche colto sul letto di morte: “mi ritrarrai quando non potrò più dipingere” le disse un giorno) denotano un affetto e una cura commoventi. Dopo gli studi appassionati al Saint Martin College e alla Royale Academy di Londra, Jane ritrova le sue radici dal nuovo incontro con il padre. Da qui nasce una relazione intensa e profonda, ma senza compiacimenti o patetismo. Si tratta di un incontro tra due artisti maturi, anche se appartenenti a generazioni diverse. L’affetto, che è stato rimosso per 23 anni, può tornare ad agire e ad esprimersi nel linguaggio dell’arte. Lucian ammira il lavoro della figlia e le chiede di insegnargli a scolpire. Jane ama quel padre schivo e intenso che ha perduto a otto anni e gli chiede, come massimo gesto d’amore, di poterlo ritrarre. Il disegno diventa il modo per tornare ad appropriarsi del volto paterno. Lucian glielo

Enrico Rava e Andrea Pozza concerto Happy new year!

Enrico Rava Andrea Pozza Happy new year! nel concerto augurale del 2013 a cura di Nicola Davide Angerame mercoledì 2 gennaio 2013 ore 21 | Enrico Rava incontra il pubblico: Presentazione del libro: “Incontri con musicisti straordinari. La storia del mio jazz” (Feltrinelli 2011) e dell’album: “Rava on the Dance Floor” (EMC, luglio 2012). a seguire concerto fino a esaurimento posti (max: 100 posti)

Giuseppe Fabris|Motus familia

La Project Room di Palazzo Tagliaferro è un luogo dove giovani artisti sono chiamati a proporre un progetto artistico definito e pensato specificamente per gli spazi di Palazzo Tagliaferro. Un progetto che faccia parte della loro ricerca. Da molti anni la famiglia, intesa come istituzione capace di archiviare e riflettere la storia del mondo attraverso la storia personale dei cari, è al centro dell’interesse di Giuseppe Fabris. L’artista, diplomato all’Accademia di Belle Arti di Bologna, vive e lavora sulle alture di Saint Jeannet, nell’entroterra nizzardo. Ma nei decenni la sua peregrinazione tra l’Italia e la Francia l’ha portato a vivere a Parigi. È qui che incontra, in modi molto diversi, due famiglie nella cui vita egli entra da osservatore rispettoso, ma anche come membro momentaneo e ben voluto. Queste esperienze si sviluppano in diverse serie di lavori che in questa mostra trovano la loro sintesi con la ricerca fatta da Fabris circa la memoria paterna della guerra e quella materna di un mondo trascorso ma di cui siamo, a tutti gli effetti, figli. “Motus familia” è il titolo di questo progetto che si lega alla mostra principale di Jane McAdam Freud, dialogando con essa, grazie alla vicinanza delle tematiche affrontate e ad una sensibilità comune. “Motus familia” richiama l’idea del movimento, dello smottamento affettivo che noi tutti viviamo partecipando alla vita in comune di quella “società ristretta” che è la famiglia. Divenuta centrale nella storia e nella cultura della Roma antica, la famiglia è il luogo della protezione, del riparo, del soccorso, oltre che degli affetti e della convivenza. I suoi movimenti corrispondono a volte a terremoti sentimentali e psicologici per coloro che sono coinvolti. Il progetto di Fabris indaga il senso di questa millenaria istituzione proponendo una grande installazione in grado di farci attraversare le storie e le suggestioni di tre nuclei familiari così come l’artista li ha vissuti e ricostruiti attraverso il disegno, la pittura, la videoarte e l’installazione. “Questa mostra – dice Fabris – riguarda la mia di famiglia, una famiglia acquisita e una famiglia trovata; la seconda guerra mondiale e la guerra in Vietnam. E’ una specie di micro-epopea che parte dalla mia di famiglia per poi conoscerne una seconda e “adottarla” per un solo giorno, e quindi trovarne un’altra in un container (delle foto ed oggetti che probabilmente appartenevano ad un anziano signore deceduto) e raccoglierne il testimone”. Il lavoro é articolato su diversi registri: il disegno, la fotografia, il video, il suono ed una scultura fatta con giornali francesi degli anni 1938-42. Fabris parte da un discorso personale ed intimo intessuto con i suoi genitori come testimoni oculari di un tempo che l’artista non ha vissuto; poi passa al suo vissuto diretto con la famiglia, “per un giorno soltanto”, che si ricostruisce attorno alla figura di un poeta “on the road” vietnamita giunto a Parigi nel 1968, in fuga dalla guerra, e finito a vivere ai margini della società, ma con dignità e consapevolezza. La “famiglia trovata” è invece quella fatta di reperti fotografici che l’artista recupera da una fine sicura e trasforma in opere d’arte, facendoci vivere il senso di una nostalgia che si fa concetto e pratica estetica. “Sento personalmente molto vera la frase di Jane McAdam Freud che dice: continuo a ritrarre mio padre per mantenerlo in vita – dice Fabris -. Credo che valga anche per me e per tutti noi: il fatto di rivedere una foto, di ripetere una frase che apparteneva ai nostri cari, un’espressione del viso, un profumo, fa rivivere in noi quelle persone per un istante. Persone che abbiamo amato e che continuiamo ad amare; e che abitano per sempre una parte di noi stessi”.

Presentazione del libro di Enrico Rava

mercoledì 2 gennaio 2013 ore 21 | Enrico Rava incontra il pubblico: Presentazione del libro: “Incontri con musicisti straordinari. La storia del mio jazz” (Feltrinelli 2011) e dell’album: “Rava on the Dance Floor” (EMC, luglio 2012).