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Articolo sulla RAI su Palazzo Tagliaferro Clicca qui per visualizzare l’articolo Wall Street International Magazine – Dreamers [Arti, Italy] Clicca qui per visualizzare l’articolo Whitelabs è lieta di annunciare la presenza di alexandfelix al Festival MOPLA a Los Angeles USA, evento programmato dentro il mese della fotografia. A cura di Peter Wisse http://vimeo.com/bartdykstra/500photographers-mopla-2013 http://e2.ma/message/ndx9i/zil9mb

Il centro policulturale di Andora

Palazzo Tagliaferro è il Centro Policulturale di Andora, un laboratorio creativo destinato ad ospitare eventi con artisti nazionali ed internazionali, concerti ed incontri culturali. Il Comune di Andora ha puntato alla sua valorizzazione come polo culturale affidando l’organizzazione degli eventi nelle sale espositive all’associazione c|e contemporary. Situato al piano nobile di Palazzo Tagliaferro, il “Contemporary Culture Center”, è dedicato principalmente all’arte contemporanea: una galleria civica dove sono ospitate mostre personali e collettive di artisti di fama nazionale ed internazionale, ma anche un laboratorio aperto agli andoresi, uno spazio pubblico dove l’espressione artistica è presentata, ma soprattutto condivisa, in cui l’artista ed il visitatore possano entrare in contatto vero e spontaneo. Gli eventi di livello artistico qualificato intercettano il turismo culturale che è in costante crescita. Palazzo Tagliaferro dà spazio anche al lavoro e alle proposte di giovani artisti emergenti accanto ai nomi già affermati dell’arte contemporanea. Il Museo Mineralogico, situato al primo piano di Palazzo Tagliaferro, di recente apertura, può essere considerato, per quantità e per qualità il secondo Museo di Mineralogia d’Europa. Il museo propone una collezione di più di 5000 pezzi donata al Comune di Andora dal dottor Luciano Dabroi, al quale il museo è intitolato. Luciano Dabroi (1933-2003) cittadino andorese, scrittore e studioso dedicò gran parte della sua vita alla ricerca ed alla raccolta di minerali, tra i quali una mirabile scelta di quarzi di provenienza ligure e piemontese. Oltre ad una ricca varietà di quarzi tramoggiati, si possono ammirare campioni elbani di brosso, rodingiti, piriti e rose del deserto che sono stati interamente catalogati ed etichettati da un gruppo di volontari con nome, origine e provenienza. I minerali sono conservati in moderne vetrine illuminate che ne mettono in risalto gli straordinari colori ed i magici riflessi. L’allestimento delle sale è stato realizzato con la consulenza del dottor Franco Scarpati dell Associazione Archeologica della Provincia di Savona. Il museo offre quindi un vero e proprio percorso didattico agli studenti come agli appassionati. All’interno del Museo Mineralogico Luciano Dabroi vengono allestite periodicamente mostre d’arte e eventi culturali che hanno tematiche riconducibili alla natura, alla terra, al mondo scientifico e minerario. Inoltre durante l’anno vengono programmati percorsi didattici rivolti alle scuole primarie e secondarie.

Dreamers

Palazzo Tagliaferro è lieto di presentare Dreamers AlexandFelix | Alessandro Lupi | Yang Yongliang mostra a cura di Nicola Davide Angerame inaugurazione SABATO 30 marzo 2013 ore 18 | 22 ore 18,45 Concerto per Kazuo Ohno di Antonio Raspanti fino al 19 maggio 2013 ingresso libero Catalogo in galleria, Delfino Enrile Editore Sindaco di Andorarinfresco a cura di Borghi Ricevimenti e Azienda Agricola Durin, Albenga museodabroi.palazzotagliaferro.it | info@palazzotagliaferro.it orari d’apertura: giovedì | domenica ore 15 – 19 Evento in collaborazione con Comune di Andora Un ringraziamento a MC2 Gallery, Milano e Guidi&Schoen Arte Contemporanea, Genova                   Dopo il successo ottenuto con la mostra inaugurale di Jane McAdam Freud, la galleria civica di Andora “Palazzo Tagliaferro” inaugura un nuovo triplo appuntamento con l’arte contemporanea, la danza e la musica contemporanea. “La nuova mostra s’intitola Dreamers e accoglie opere scultoree, fotografiche, video e di pittura digitale di artisti internazionali che nella loro ricerca hanno costruito scenari e modelli umani legati a possibili altre dimensioni, a volte legate ad una proiezione di questo mondo nel futuro, altre volte indicanti realtà più fiabesche, capaci di essere un motivo di fuga o di rilettura della realtà”. Come sostiene il Sindaco di Andora, Franco Floris: “Questa mostra è in linea con il progetto dell’Amministrazione che vuole fare di Palazzo Tagliaferro una galleria civica in cui presentare i maggiori esponenti dell’arte contemporanea, ma anche uno spazio d’incontro e scambio culturale. Siamo lieti di offrire agli andoresi ed ai turisti un evento che propone le opere di artisti di grande fama internazionale – dice Franco Floris, sindaco di Andora – “Dreamers” dà al visitatore la possibilità di entrare in contatto con più modalità espressive come la musica, la danza, la scultura e l’antica tradizione pittorica cinese. E proprio per la levatura internazionale degli artisti ospiti, alcuni dei quali il pubblico conosce per le loro incursioni nel mondo della pubblicità, confidiamo che l’evento espositivo attiri molti visitatori e l’interesse dei media come già avvenuto con la mostra di Jane McAdam Freud”. Dreamers AlexandFelix, Alessandro Lupi, Yang Yongliang La mostra accoglie alcune serie recenti di opere di questi artisti, disponendole come tre mostre personali, in grado di dialogare tra loro seguendo un filo rosso: quello del tema generale di un’alternativa possibile alla realtà. AlexandFelix (Alex Gertschen and Felix Meier, vivono e lavorano in Svizzera) Alessandro Lupi (Genova, 1975. Vive a lavora a Berlino) Yang Yongliang (Shanghai, Cina, 1980. Vive e lavora a Shanghai)

Kazuo Ohno. Il corpo del Butoh

Palazzo Tagliaferro è lieto di presentare Kazuo Ohno. Il corpo del Butoh mostra a cura di Nicola Davide Angerame inaugurazione SABATO 30 marzo 2013 ore 18 | 22 ore 18,45 Concerto per Kazuo Ohno di Antonio Raspanti fino al 19 maggio 2013 ingresso libero Catalogo in galleria, Delfino Enrile Editore rinfresco a cura di Borghi Ricevimenti e Azienda Agricola Durin, Albenga museodabroi.palazzotagliaferro.it | info@palazzotagliaferro.it orari d’apertura: giovedì | domenica ore 15 – 19 Evento in collaborazione con Comune di Andora Mostra realizzata con il supporto di: Toshio Mizohata, Kazuo Ohno Dance Studio, Japan 
Canta Co. Ltd, Japan Archivio Kazuo Ohno – Dipartimento di Musica e Spettacolo dell’Alma Mater Studiorum 
Università di Bologna e MC2 Gallery, Milano. Palazzo Tagliaferro ricorda il grande maestro di danza Butoh, il giapponese Kazuo Ohno, “una icona assoluta di un genere artistico nato dalla contestazione del teatro di millenaria tradizione nipponica e da una “riflessione” radicale sul corpo e sulle sue possibilità. Il Butoh è detta la “danza delle tenebre”, così chiamata perché sorge dall’esperienza traumatica della doppia esplosione atomica di Hiroshima e Nagasaki, che pose fine alla Seconda Guerra Mondiale, dando inizio alla Guerra Fredda”. La mostra conta oltre quaranta opere d’arte e sarà inaugurata con un concerto evento: il musicista e compositore siciliano Antonio Raspanti, massimo interprete del contrabbasso contemporaneo, terrà un concerto di sue composizioni eseguite sulle immagini di alcuni dei più bei video di danza del grande maestro butoh Kazuo Ohno. Raspanti ha collaborato con varie orchestre, sovente com primo contrabbasso, tra cui: Orchestra Sinfonica del Mediterraneo, Orchestra Giovani Solisti Siciliani, Orchestra da camera Kandinskij di Palermo, Accademia Concertante degli Archi di Milano. Nel giugno del 2011 si è esibito all’Auditorium Parco della Musica di Roma e nel 2012 incide il suo primo album solista “So far”, registrato con contrabbasso acustico, i cui brani eseguirà sui video di Kazuo Ohno.

Jane McAdam Freud

Palazzo Tagliaferro è lieto di presentare Jane McAdam Freud. Taking Care a cura di Nicola Davide Angerame fino al 5 marzo 2013 ingresso libero orari d’apertura: giovedì | domenica ore 15 – 19 Nella sua seconda personale in Italia, la prima mostra in uno spazio pubblico, Jane McAdam Freud propone un corpus di opere provenienti da storiche e recenti serie di sculture, installazioni, fotografie e lavori su carta con i quali l’artista inglese riflette sul tema a lei caro del “prendersi cura”, come indicato dal titolo. Questo concetto viene declinato in modi diversi e rimanda all’assunzione di responsabilità derivante dai legami familiari, dai lasciti spirituali e concettuali che l’artista elabora nella propria opera. In questa mostra l’artista inglese riflette sul rapporto con le proprie radici culturali e parentali. In special modo con il padre e con il bisnonno: rispettivamente il pittore inglese Lucian Freud e il padre della psicoanalisi Sigmund Freud, ai quali l’artista dedica alcune opere. Tutta l’opera di Jane è portatrice, in modo originale, di questa eredità familiare che è la psicoanalisi, l’indagine interiore che anche in un pittore come Lucian Freud è stata di basilare importanza. Dietro i ritratti del padre e del bisnonno si cela un’esperienza umana e affettiva dai toni drammatici e dalle passioni immortali. Decisa fin da piccola ad essere artista, Jane approccia la psicoanalisi attraverso i racconti che gliene fa il nonno paterno, Martin Freud, primogenito di Sigmund e autore di un libro, “Sigmund Freud: Man and father” (J. Aronson, New York, 1958) che diventerà la fonte di tutte le biografie del padre della psicoanalisi. Di Sigmund, Jane crea un “ritratto per interposta persona” composto da una selezione di disegni dedicati alle statuette delle civiltà più antiche di cui il padre della psicoanalisi è stato un avido collezionista. La sua collezione, conservata nel Freud Museum di Londra (la sua ultima abitazione) conta circa 2.000 pezzi: dalle statue Etrusche a quelle Maya, da quelle di primitive civiltà africane a quelle della Grecia e di Roma antiche, fino agli imperi orientali. Si tratta di sculture che ritraggono divinità, simboli di fertilità e potenze occulte. Jane lavora su questa collezione durante una sua residenza d’artista al Freud Museum: ritrarre le statue appartenute a Sigmund è un po’ come eseguire un ritratto del bisnonno attraverso oggetti che per lui hanno avuto un significato ed un valore particolari. La scultura, il disegno e l’arte concettuale sono i mezzi con cui Jane approcciare il lato rimosso, ma vivo e influente, del ramo familiare dei Freud, ritrovato dopo oltre due decenni di distanza dovuti al divorzio precoce (Jane aveva allo otto anni) della madre Katherine McAdam (fashion designer e illustratrice) e il padre Lucian Freud. L’arte di Jane si nutre di questo suo “prendersi cura” del mondo a lei prossimo: quello degli affetti familiari. Da essi trae ispirazione, anche formale: come quando incontra la pittura di Francis Bacon, amico personale del padre, e si scopre rapita da come la scultura possa assumere su di sé il carattere della pittura più violenta e “defigurata” inventata dal pittore “maudit” dublinese. Nasce così la serie dei bronzi intitolata “After Bacon” (proposti in mostra) nei quali i corpi sono modellati da una manualità veloce e non priva di violenza, che traduce nella terza dimensione una delle tecniche più fortunate perché capace di riflettere i toni drammatici della condizione dell’uomo contemporaneo, quello uscito dalla seconda guerra mondiale. Jane traduce questo “modo di vedere” baconiano in una scultura realizzata di impulso, capace di registrare la forza bruta con cui il gesto “fuori controllo” e spontaneo s’imprime nell’argilla e si trasmette nel bronzo. Incentrata su una “conoscenza intuitiva” e non accademica della psicoanalisi, e della dimensione dell’inconscio, inteso come la presenza di “un altro” dentro di noi, l’arte di Jane McAdam Freud si arricchisce di serie di lavori incentrati sul rapporto con questa conoscenza, di cui l’artista si prende cura configurandosi come una “erede affettiva” del lavoro dei Freud. Nascono così le serie dei “Motti di spirito”, realizzati su vinile e dedicati ai giochi di parole (brillantemente analizzati da Sigmund Freud), i dipinti su carta che evocano le forme astratte variamente interpretabili delle celebri tavole di Rorschach, macchie di colore in cui ciascuno di noi “vede” ciò che il suo inconscio gli suggerisce. Con alcune di essi Jane costruirà in mostra una installazione. Altre due installazioni site specific, pensate appositamente per gli spazi di Palazzo Tagliaferro, offriranno un ulteriore motivo di sorpresa e di coinvolgimento per il pubblico, in una mostra che si configura come una sorta di rebus visivo, dove ogni elemento possiede un senso specifico e quasi nascosto. Scultrice di successo, Jane McAdam Freud propone anche diversi disegni, che sono per lei il modo più immediato di elaborare il suo rapporto con gli avi e con la psicoanalisi. L’immagine, più delle parole, può svelare il desiderio, la mancanza, la rimozione, e l’impulsività della nostra vita cosciente ed inconscia. Jane McAdam Freud “mette in opera” quei meccanismi e quel modus operandi della psiche che Sigmund Freud ha analizzato attraverso il potere della parola. “Continuo a ritrarre mio padre per mantenerlo in vita”, dice Jane. Alcuni suoi ritratti del padre Lucian Freud (anche colto sul letto di morte: “mi ritrarrai quando non potrò più dipingere” le disse un giorno) denotano un affetto e una cura commoventi. Dopo gli studi appassionati al Saint Martin College e alla Royale Academy di Londra, Jane ritrova le sue radici dal nuovo incontro con il padre. Da qui nasce una relazione intensa e profonda, ma senza compiacimenti o patetismo. Si tratta di un incontro tra due artisti maturi, anche se appartenenti a generazioni diverse. L’affetto, che è stato rimosso per 23 anni, può tornare ad agire e ad esprimersi nel linguaggio dell’arte. Lucian ammira il lavoro della figlia e le chiede di insegnargli a scolpire. Jane ama quel padre schivo e intenso che ha perduto a otto anni e gli chiede, come massimo gesto d’amore, di poterlo ritrarre. Il disegno diventa il modo per tornare ad appropriarsi del volto paterno. Lucian glielo

Enrico Rava e Andrea Pozza concerto Happy new year!

Enrico Rava Andrea Pozza Happy new year! nel concerto augurale del 2013 a cura di Nicola Davide Angerame mercoledì 2 gennaio 2013 ore 21 | Enrico Rava incontra il pubblico: Presentazione del libro: “Incontri con musicisti straordinari. La storia del mio jazz” (Feltrinelli 2011) e dell’album: “Rava on the Dance Floor” (EMC, luglio 2012). a seguire concerto fino a esaurimento posti (max: 100 posti)

Giuseppe Fabris|Motus familia

La Project Room di Palazzo Tagliaferro è un luogo dove giovani artisti sono chiamati a proporre un progetto artistico definito e pensato specificamente per gli spazi di Palazzo Tagliaferro. Un progetto che faccia parte della loro ricerca. Da molti anni la famiglia, intesa come istituzione capace di archiviare e riflettere la storia del mondo attraverso la storia personale dei cari, è al centro dell’interesse di Giuseppe Fabris. L’artista, diplomato all’Accademia di Belle Arti di Bologna, vive e lavora sulle alture di Saint Jeannet, nell’entroterra nizzardo. Ma nei decenni la sua peregrinazione tra l’Italia e la Francia l’ha portato a vivere a Parigi. È qui che incontra, in modi molto diversi, due famiglie nella cui vita egli entra da osservatore rispettoso, ma anche come membro momentaneo e ben voluto. Queste esperienze si sviluppano in diverse serie di lavori che in questa mostra trovano la loro sintesi con la ricerca fatta da Fabris circa la memoria paterna della guerra e quella materna di un mondo trascorso ma di cui siamo, a tutti gli effetti, figli. “Motus familia” è il titolo di questo progetto che si lega alla mostra principale di Jane McAdam Freud, dialogando con essa, grazie alla vicinanza delle tematiche affrontate e ad una sensibilità comune. “Motus familia” richiama l’idea del movimento, dello smottamento affettivo che noi tutti viviamo partecipando alla vita in comune di quella “società ristretta” che è la famiglia. Divenuta centrale nella storia e nella cultura della Roma antica, la famiglia è il luogo della protezione, del riparo, del soccorso, oltre che degli affetti e della convivenza. I suoi movimenti corrispondono a volte a terremoti sentimentali e psicologici per coloro che sono coinvolti. Il progetto di Fabris indaga il senso di questa millenaria istituzione proponendo una grande installazione in grado di farci attraversare le storie e le suggestioni di tre nuclei familiari così come l’artista li ha vissuti e ricostruiti attraverso il disegno, la pittura, la videoarte e l’installazione. “Questa mostra – dice Fabris – riguarda la mia di famiglia, una famiglia acquisita e una famiglia trovata; la seconda guerra mondiale e la guerra in Vietnam. E’ una specie di micro-epopea che parte dalla mia di famiglia per poi conoscerne una seconda e “adottarla” per un solo giorno, e quindi trovarne un’altra in un container (delle foto ed oggetti che probabilmente appartenevano ad un anziano signore deceduto) e raccoglierne il testimone”. Il lavoro é articolato su diversi registri: il disegno, la fotografia, il video, il suono ed una scultura fatta con giornali francesi degli anni 1938-42. Fabris parte da un discorso personale ed intimo intessuto con i suoi genitori come testimoni oculari di un tempo che l’artista non ha vissuto; poi passa al suo vissuto diretto con la famiglia, “per un giorno soltanto”, che si ricostruisce attorno alla figura di un poeta “on the road” vietnamita giunto a Parigi nel 1968, in fuga dalla guerra, e finito a vivere ai margini della società, ma con dignità e consapevolezza. La “famiglia trovata” è invece quella fatta di reperti fotografici che l’artista recupera da una fine sicura e trasforma in opere d’arte, facendoci vivere il senso di una nostalgia che si fa concetto e pratica estetica. “Sento personalmente molto vera la frase di Jane McAdam Freud che dice: continuo a ritrarre mio padre per mantenerlo in vita – dice Fabris -. Credo che valga anche per me e per tutti noi: il fatto di rivedere una foto, di ripetere una frase che apparteneva ai nostri cari, un’espressione del viso, un profumo, fa rivivere in noi quelle persone per un istante. Persone che abbiamo amato e che continuiamo ad amare; e che abitano per sempre una parte di noi stessi”.

Presentazione del libro di Enrico Rava

mercoledì 2 gennaio 2013 ore 21 | Enrico Rava incontra il pubblico: Presentazione del libro: “Incontri con musicisti straordinari. La storia del mio jazz” (Feltrinelli 2011) e dell’album: “Rava on the Dance Floor” (EMC, luglio 2012).